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venerdì 8 maggio 2009

Fiat/ Die Zeit: Marchionne non credibile, perchè italiano?

Fiat/ Die Zeit: Marchionne non credibile, perchè italiano?

di Apcom

Ma il suo piano su Opel non è temerario e neanche disonesto

- E' forse il pregiudizio davanti a un'azienda automobilistica che per lungo tempo non è stata sinonimo di qualità.
O forse, più probabilmente, una sorta di risentimento (da parte dei tedeschi) nei confronti di un paese (l'Italia) che ha eletto tre volte l'imprenditore Silvio Berlusconi presidente del Consiglio. Lui che adesso chiama la possibilità di una mega alleanza tra Fiat e Opel, dopo le nozze con Chrysler, "il sogno di tutti gli italiani". Sarà per questo che l'ad della casa automobilistica di Torino, sebbene si presenti con buoni argomenti, si trova davanti un muro di "sospetti e rifiuti", scrive il settimanale "Die Zeit", che alla questione dedica la prima pagina e il titolo: "Perchè sono italiani?". Il Financial Times Deutschland ha chiamato il manager italo-canadese "truffatore di matrimoni". Lo si accusa di puntare solo alla tecnica e ai soldi dei tedeschi. "Ci vuole fantasia - scrive la testata di Amburgo - per immaginare che dalle fabbriche Opel che mangiano soldi, dal colosso fortemente indebitato della Fiat e dal costruttore americano insolvente Chrysler possa nascere un gigante dell'auto. Sergio Marchionne ha questa fantasia", scrive Die Zeit. Tra gli "Opelanern", quelli della Opel, non ci sono solo pregiudizi, precisa l'autore dell'articolo Ruediger Jungbluth, ci sono anche esperienze che fanno prevalere i no. Le due aziende hanno collaborato tra il 2000 e il 2005 e questo periodo è rimasto un brutto ricordo per Opel. Oggi temono di passare dalle mani di una matrigna americana (General Motors, ndr) a una italiana. Ma Opel - sottolinea il giornale - "non può staccarsi completamente da Gm, nè può farcela senza nuovi partner o investitori". Opel deve continuare a tagliare personale e, prima o poi, chiudere anche stabilimenti. "C'è solo una strada possibile e questa è quella degli aiuti di Stato", scrive Die Zeit. L'ad di Fiat conosce bene il problema dell'eccesso di produzione. Ed ha ragione anche quando dice che Fiat e Opel insieme avrebbero maggiori chance nella concorrenza internazionale, se in futuro costruissero i loro modelli su una piattaforma comune. "Per quanto suoni temerario, il piano di Marchionne non lo è. Non è neanche disonesto, quando fa i conti con i soldi dei contribuenti", aggiunge. La Zeit ricorda che finora non è stato trovato un investitore straniero che volesse comprare Opel senza gli aiuti dello Stato tedesco. "La casa automobilistica è tutt'altro che una 'sposa desiderata'". Questo fatto dovrebbe rendere tutti, i rappresentanti della classe lavoratrice del settore compresi, "un po' più umili".

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