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sabato 30 aprile 2011

BLOG DI CIPIRI: Primo maggio






BLOG DI CIPIRI: Primo maggio: ". Per non dimenticare Il Primo maggio: storia e significato di una ricorrenza Origini del Primo maggio Tra Ottocento e Novecento Il V..."
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QUI LA STORIA DI S. PRECARIO
http://cipiri2.blogspot.com/2011/04/san-precario.html

http://www.sinistracritica.org/node/845
Let's MayDay,
Milano, primo maggio,
Porta ticinese, ore 15.00
http://www.articolozero.org/2011/04/1-maggio-rivoltiamo-la-precarieta-mayday-milano/

MAYDAY 2011: CAVALCANDO LA TIGRE DELLA PRECARIETA’

 

Torna anche quest’anno l’appuntamento del primo maggio con la Mayday, giunta alla sua undicesima edizione, il primo maggio dei precari e delle precarie che da anni anima le piazze.
Qui trovate l’appello lanciato per domenica a
Ascolta la presentazione della giornata con Frankie, uno degli organizzatori della Mayday.
Ascolta la presentazione della giornata e il commento del comune di milano di lasciare aperti i negozi il 1 maggio di Fabrizio, uno degli organizzatori della Mayday.
Le considerazioni dell’economista e nostro collaboratore Andrea Fumagalli
A Brescia l’appuntamento è per la mattina del primo maggio in Piazza Garibaldi, dove alle 9 la manifestazione sarà caratterizzata anche da uno spezzone di movimento, come ricorda ai nostri microfoni Felice Mometti, esponente di sinistra critica

ALTRI ARTICOLI SUL 1 MAGGIO

http://cipiri.blogspot.com/2011/05/primo-maggio-tutto-lanno-senza-lavoro.html


http://cipiri.blogspot.com/2011/05/primo-maggio-di-solidarieta.html



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http://cipiri.blogspot.com/2011/05/portella-delle-ginestre-1-maggio-1947.html
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DOCUMENTO INTERESSANTE DA LEGGERE


docs.google.com


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giovedì 28 aprile 2011

1 Maggio


1 Maggio

1 Maggio

1 Maggio

1 Maggio

1 Maggio



1 maggio

1 Maggio

sciopero in tutte le aziende commerciali che restano aperte e chiedere l'intervento degli ispettori del lavoro per bonificare il lavoro nero che è assai diffuso

L'assalto alla Festa del 1 maggio attuato da numerosi Sindaci e dalla destra italiana che vorrebbero i negozi aperti si inscrive in una linea di desacralizzazione di una data finora rispettata dalle democrazie in omaggio al lavoro ed alla sua fondamentale importanza. Non è un caso che gli USA il Paese ideologicamente alla guida del capitalismo e che ha represso alla fine dello ottocento con il sangue dei sindacalisti e dei lavoratori il loro diritto ad esistere come classe non celebra il 1 Maggio che è una giornata feriale come tutte le altre. Coloro i quali vogliono abolire la festa affermano l'idea che quello che conta non è il lavoratore ma la sua prestazione ed il valore di questa prestazione vogliono essere soltanto loro a determinarla. 

Vogliono cancellare il lavoratore come soggetto sociale titolare di diritti e ridurre la sua funzione a quella di mero strumento da impiegare per realizzare profitti.
Credo che in qualche modo l'iniziativa del sindaco pd di Firenze e del sindaco di destra di Roma avrà un risultato. Il 1 Maggio comincerà ad essere per i dipendenti del commercio una giornata di lavoro come tutte le altre. Dal commercio si passerà presto a tutti gli altri settori. Questa tendenza non è sufficientemente contrastata da tutti i sindacati e dalla opinione liberal e di sinistra. Si inscrive in una linea di riduzione del ruolo sociale e della funzione politica dei lavoratori che ha fatto grandi passi in avanti in Italia segnando lo sgretolamento dello Statuto dei Diritti e delle indicazioni della stessa Costituzione che mette il lavoro a fondamento della Repubblica. Lavorare il giorno che celebra il riscatto del lavoro è coerente con la legge Biagi, con il collegato lavoro, con la fine del sistema pensionistico. E' un messaggio con il quale si rafforza l'offensiva contro le classi lavoratrici per segnarne la sconfitta definitiva.
Se la CGIL è davvero a difesa della festa del 1 Maggio dovrebbe organizzare la contestazione dei negozi che alzano le serrande ed inviare gruppi di sostegno a sostegno ai lavoratori del commercio spesso non in condizioni di difendersi e che sono pagati malissimo con uno sfruttamento "industriale" della legge Biagi che ne ha garantito la precarizzazione diffusa. Dovrebbe dichiarare di considerare in sciopero in tutte le aziende commerciali che restano aperte e chiedere l'intervento degli ispettori del lavoro per bonificare il lavoro nero che è assai diffuso. Contrapporre consumatori ai lavoratori è un gioco spesso aiutato da un giornalismo miope o embedded e da partiti che strizzano l'occhio ai bottegai ed ai supermercati. I lavoratori sono anche consumatori e non hanno meno diritti di altri.
Non sottovalutare la guerra dei negozi aperti sarebbe opportuno per le organizzazioni sindacali e la sinistra italiana. Ma viviamo in tempo di frastornamento e forse ci si lascerà trascinare dalla corrente avversa.
Redazione Punto Rosso a cura di Pietro Ancona

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mercoledì 27 aprile 2011

GOVERNO INCIVILE CHE TAGLIA DIRITTI E LAVORO


PRC , IN PIAZZA AL FIANCO DEGLI OPERATORI SOCIALI CONTRO UN GOVERNO INCIVILE CHE TAGLIA DIRITTI E LAVORO

Rifondazione Comunista aderisce e partecipa alla manifestazione nazionale degli operatori sociali “Il Wefare non è un lusso” che si terrà  27 aprile a Napoli, Roma e Genova. Saremo in piazza al fianco di operatrici e operatori per protestare contro questo Governo che sta letteralmente smantellando lo stato sociale per sostituirlo con un welfare residuale e caritatevole. I tagli dell’80% ai fondi sul sociale, passati da 2,5 miliardi a 500 milioni, e il federalismo fiscale che produrrà ulteriori diseguaglianze tra nord e sud del Paese sono un segno di inciviltà senza precedenti, soprattutto in una fase in cui aumentano giorno dopo giorno i bisogni della cittadinanza. Nell’indifferenza totale della maggioranza stanno chiudendo i servizi essenziali territoriali e perdendo il lavoro migliaia di operatori sociali. E la manovra correttiva di decine di miliardi di euro che si appresta a realizzare Tremonti sarà il definito colpo di grazia. È necessario fermare subito questa macelleria sociale attraverso il ripristino integrale dei Fondi sul sociale, la definizione dei livelli essenziali di assistenza sociale, l’istituzione del reddito sociale per tutti i disoccupati. 
Le risorse per fare questo ci sono, basterebbe introdurre la patrimoniale, combattere efficacemente l’evasione fiscale, ridurre le spese militari.

Antonio Ferraro, responsabile nazionale Politiche sociali Prc-Fds

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mercoledì 20 aprile 2011

Marchionne , siamo pronti ad andare altrove






Marchionne ,

decidere subito
o siamo pronti ad andare altrove



L'ad di Fiat incontra i sindacati:
"Sull'ex Bertone decidere subito
o siamo pronti ad andare altrove"

TORINO
Le azioni giudiziarie della Fiom potrebbero mettere a rischio l’intero progetto Fabbrica Italia. Mentre serve da parte di tutto il sindacato una decisione chiara in tempi brevissimi sulla ex Bertone o l’investimento non si farà e la nuova Maserati sarà prodotta altrove. È un nuovo ultimatum quello che l’amministratore delegato, Sergio Marchionne, dà ai leader sindacali che incontra nella sede del gruppo a Torino.

La Rsu della fabbrica, a maggioranza Fiom, risponde nel giro di poche ore: l’assemblea dei lavoratori è convocata per il 2 maggio e, nello stesso giorno, si terrà il referendum sull’unico testo presentato dall’azienda, quello che prevede l’estensione alla ex Bertone del contratto di Pomigliano e Mirafiori. Ci sono tutti i big dei sindacati confederali e metalmeccanici al mattino al Lingotto. La riunione dura quasi due ore e Marchionne alla fine usa, come sempre, toni decisi.

«Fim, Uilm e Fismic - spiega Marchionne - hanno ribadito la loro condivisione dell’iniziativa, mentre la Fiom ha nuovamente espresso posizioni che impediscono di creare le condizioni necessarie per avviare l’investimento. Sarebbe infatti impossibile realizzare gli obiettivi del piano senza il consenso dell’organizzazione sindacale che conta il maggior numero di iscritti fra i dipendenti e la maggioranza nelle Rsu dello stabilimento». Marchionne dice anche che le azioni giudiziarie promosse dalla Fiom potranno condizionare lo sviluppo del programma Fabbrica Italia. Immediata la reazione del ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi: «Si potrebbe profilare una situazione molto preoccupante - afferma - per il futuro dell’auto a Torino e in Italia». E aggiunge che il governo «non resterebbe certo spettatore di fronte al prodursi di una situazione critica».

I leader di Cisl e Uil e la Fismic chiedono a Marchionne che, se l’investimento alla ex Bertone non si potrà fare, la Maserati sia comunque prodotta in Italia. Una richiesta che la Fiat «si riserva di tenere in considerazione». «Ho la sensazione che una serie di scelte precedenti continuino a pesare e non ci sia la volontà di cambiare pagina», afferma la numero uno della Cgil, Susanna Camusso che rimanda alla decisione delle Rsu. «Non è accettabile - dice il segretario generale della Fiom, Maurizio Landini - scaricare sui lavoratori e sulle lavoratrici della Bertone la decisione di uscire dal contratto nazionale e la decisione di fare o meno l’investimento annunciato».


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martedì 19 aprile 2011

IO SCIOPERO PERCHE'

 

IO SCIOPERO PERCHE'


La Cgil ha convocato per il prossimo 6 maggio lo sciopero generale: per l'Italia, per il lavoro. Disoccupazione e cassa integrazione, manovre economiche fatte solo di tagli, evasione fiscale e lavoro nero. Senza politiche industriali e in piena crisi dell'etica pubblica, l'Italia sta precipitando in una voragine. Fermare il declinio, impedire il disastro: per questo la Cgil chiama tutti ad uscire da fabbriche ed uffici per ritrovarsi nelle piazze.

RadioArticolo1 propone le ragioni di chi sciopererà il 6 maggio, attraverso una raccolta di messaggi scritti, sonori e video da inviare a redazione@radioarticolo1.it o da postare sulla bacheca di questo evento.

I materiali inviati saranno sottoposti a Susanna Camusso, Segretario Generale della Cgil, nel corso un audioforum che sarà trasmesso il prossimo 3 maggio su www.radioarticolo1.it

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Ora
martedì 3 maggio · 9.00 - 12.00

Luogo
www.radioarticolo1.it

Creato da

Maggiori informazioni
La Cgil ha convocato per il prossimo 6 maggio lo sciopero generale: per l'Italia, per il lavoro. Disoccupazione e cassa integrazione, manovre economiche fatte solo di tagli, evasione fiscale e lavoro nero. Senza politiche industriali e in piena crisi dell'etica pubblica, l'Italia sta precipitando in una voragine. Fermare il declinio, impedire il disastro: per questo la Cgil chiama tutti ad uscire da fabbriche ed uffici per ritrovarsi nelle piazze.

RadioArticolo1 propone le ragioni di chi sciopererà il 6 maggio, attraverso una raccolta di messaggi scritti, sonori e video da inviare a redazione@radioarticolo1.it o da postare sulla bacheca di questo evento.

I materiali inviati saranno sottoposti a Susanna Camusso, Segretario Generale della Cgil, nel corso un audioforum che sarà trasmesso il prossimo 3 maggio su www.radioarticolo1.it


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lunedì 18 aprile 2011

Cgil verso lo sciopero generale



Cgil verso lo sciopero generale: "Vogliamo un altro paese"


Lo sciopero generale del 6 maggio, il problema dell’occupazione e della contrattazione. Questi i temi al centro dell'assemblea nazionale dei delegati della Cgil, che si è svolta oggi (sabato 16 aprile) a Roma presso l'auditorium della Conciliazione. E' quanto si apprende da una nota. Prima di tutto, il sindacato di Corso Italia ha voluto ricordare Vittorio Arrigoni: l’assemblea si è aperta con un minuto di silenzio in memoria del volontario pacifista ucciso a Gaza. La Cgil ha quindi espresso solidarietà ai magistrati di Milano, dopo la comparsa dei volantini che recitano: "Via le Br dalle procure". Poi si è passati ai temi politici e sindacali. Oltre 2.000 delegati e delegate, provenienti dai luoghi di lavoro più importanti del paese e da tante leghe dei pensionati, si sono confrontati sui punti della piattaforma sulla quale è stato convocato lo sciopero generale. Il segretario organizzativo, Enrico Panini, ha illustrato il senso dell'assemblea nell'intervento introduttivo. Lo scopo, ha detto, "è quello di dare voce a quanti ogni giorno operano sui posti di lavoro, vivono nel territorio, e si trovano a fare i conti con una crisi che morde quotidianamente nella carne e con un governo che non vuole intervenire. Anzi assume provvedimenti che vanno in una direzione esattamente opposta a quella che serve per risolvere i problemi".



http://www.controlacrisi.org/joomla/index.php?option=com_content&view=article&id=13684&catid=36&Itemid=68

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sabato 16 aprile 2011

Thyssen, fu omicidio volontario



THYSSEN, SOPRAVVISSUTO
PIANGE ALLA SENTENZA

 fu omicidio volontario

 TORINO 
- «Chi ha sbagliato ha pagato»: scoppia a piangere, si copre il viso con le mani, poi si fa forza e con voce rotta, Antonio Boccuzzi, unico sopravvissuto al rogo della Thyssemnkrupp, ora deputato del Pd, commenta a caldo la sentenza della Corte di Assise di Torino. «Dedico questa sentenza a tutti i morti di quella notte - dice nell'aula dove è stato appena letto il dispositivo della setenza - a chi ha perso la vita sul posto di lavoro e a mia madre che è scomparsa da poco». «È stata fatta giustizia - aggiunge - anche se, fino alla lettura della sentenza, avevamo paura che succedesse qualcosa di diverso». «È un risarcimento morale importante e dovuto a tutti i familiari - conclude - Era un'esigenza che avevamo tutti e non è una forma di vendetta. Chi ha sbagliato, ha pagato».


TORINO - La Corte di Assise di Torino ha riconosciuto l'omicidio volontario con dolo eventuale per i sette morti del rogo alla Thyssenkrupp.

L'amministratore delegato dell'azienda, Herald Espenhahn, è stato condannato a 16 anni e mezzo di reclusione.

Gli altri cinque dirigenti del processo per il rogo alla Thyssenkrupp sono stati condannati dalla Corte di Assise di Torino per cooperazione in omicidio colposo. La pena è di 13 anni e mezzo per Marco Pucci, Gerald Priegnitz, Raffaele Salerno e Cosimo Cafueri; a dieci anni e dieci mesi di reclusione è stato condannato Daniele Moroni.

Alla lettura del dispositivo, che è tuttora in corso, un parente delle vittime ha avuto un leggero malore; portato fuori dall'aula, è stato soccorso dagli operatori della Croce Verde e del 118.

AZIENDA CONDANNATA A SANZIONE DI UN MLN DI EURO - Un milione di euro di sanzione pecuniaria, l'esclusione da contributi e sovvenzioni pubbliche per sei mesi, il divieto di farsi pubblicità per sei mesi: sono le pene cui è stata condannata la Thyssenkrupp alla fine del processo di Torino. La multinazionale dell'acciaio è stata chiamata in causa come persona giuridica. La sentenza, per ordine dei giudici, dovrà essere pubblicata su una serie di quotidiani e affissa nel Comune di Terni, dove c'é la principale sede italiana del gruppo.

RISARCIMENTI PER MLN EURO A PARTI CIVILI - Risarcimenti nell'ordine complessivo di svariati milioni di euro sono stati riconosciuti dalla Corte di Assise di Torino alle parti civili del processo Thyssenkrupp. Gli indennizzi sono andati alla Regione Piemonte (973 mila euro), alla Provincia di Torino (500 mila), al Comune (un milione più il diritto a fare una causa civile supplementare), ai sindacati Fim, Fiom, Uilm, Flm-Cub, all'associazione Medicina Democratica, e alle decine di ex colleghi delle vittime che lavoravano nello stabilimento di Torino.

PARENTI, FATTA GIUSTIZIA MA NON RIAVREMO NOSTRI CARI - E' stata fatta giustizia, ma non riavremo i nostri cari: parenti delle vittime del rogo della Thyssenkrupp usano tutti le stesse parole. Si stringono in abbracci, qualcuno piange, qualcuno applaude, qualcun altro resta immobile, quasi impassibile ad ascoltare il lunghissimo dispositivo: è la fine di un calvario durato decine di mesi. Nessuno gioisce, non trapela, se non pallida, neanche la soddisfazione di una sentenza che hanno atteso udienza dopo udienza. "E' andata bene - dice Grazia, la mamma di Rosario Rodinò - e ringrazio il dottor Guariniello per il lavoro fatto, è stato bravissimo. Speravo in questa sentenza, ma non me la aspettavo. Adesso cercherò di andare avanti: mio figlio non lo riavrò più, ma gli avevo promesso giustizia e ho fatto di tutto perché fosse così". "Forse - aggiunge - è stata scritta una pagina di storia, ma non riesco a pensare ad altro che a mio figlio. Questa condanna per loro - ha detto riferendosi agli imputati - è ancora poco, dato che loro sono ancora vivi e mio figlio è in un buco. Adesso ho ancora la speranza nella giustizia di Dio". "E' stata una condanna esemplare - ha aggiunto Isa Pisano, madre di Roberto Scola - che abbiamo atteso per tanto tempo. Purtroppo, il nostro dolore non finirà mai. Al dottor Guariniello dico grazie mille volte". Tra i pochi a rimanere impassibili alla lettura della sentenza, indossando una maglietta nera che chiede "condanne esemplari" nei confronti degli imputati è stato Antonino Santino, padre di Bruno. "Se le pene fossero state più severe - ha detto - sarebbe stato ancora meglio. E' stata fatta una buona parte di giustizia, ma non ancora tutta. Per me sarebbe stata più appropriata una condanna all'ergastolo. Il dottor Guariniello è stato bravissimo, gli abbiamo stretto più volte la mano, lo faremo ancora, per dirgli il nostro grazie".

SOPRAVVISSUTO IN LACRIME,CHI HA SBAGLIATO HA PAGATO - "Chi ha sbagliato ha pagato": scoppia a piangere, si copre il viso con le mani, poi si fa forza e con voce rotta, Antonio Boccuzzi, unico sopravvissuto al rogo della Thyssemnkrupp, ora deputato del Pd, commenta a caldo la sentenza della Corte di Assise di Torino. "Dedico questa sentenza a tutti i morti di quella notte - dice nell'aula dove è stato appena letto il dispositivo della setenza - a chi ha perso la vita sul posto di lavoro e a mia madre che è scomparsa da poco". "E' stata fatta giustizia - aggiunge - anche se, fino alla lettura della sentenza, avevamo paura che succedesse qualcosa di diverso". "E' un risarcimento morale importante e dovuto a tutti i familiari - conclude - Era un'esigenza che avevamo tutti e non é una forma di vendetta. Chi ha sbagliato, ha pagato".

AZIENDA, CONDANNA A.D. 'INCOMPRENSIBILE' - La condanna di Herald Espenhahn Nhahn in primo grado per "omicidio con dolo eventuale" in seguito al rogo di Torino è per la Thyssenkrupp "incomprensibile e in spiegabile". Lo si legge in un comunicato diffuso dall'azienda dopo la decisione dei giudici di Torino. "Per l'ulteriore corso del procedimento - si afferma ancora nella nota - si rimanda alle dichiarazioni degli avvocati difensori".

Nel comunicato la Thyssenkrupp esprime ai familiari delle vittime ''il suo più profondo cordoglio e rinnova il suo grande rammarico per il tragico infortunio avvenuto in uno dei suoi stabilimenti". "Nelle sue linee guida - sottolinea ancora l'azienda -, il Gruppo conferma che la sicurezza sul posto di lavoro è un obiettivo aziendale di assoluta importanza, pari alla redditività e alla qualità dei prodotti, e che si deve provvedere con ogni mezzo a garantire la stessa. Una tragedia simile - conclude la Thyssenkrupp - non si dovrà ripetere mai più".

IDV, SENTENZA STORICA, ORA STOP OMICIDI 'BIANCHI' - "La sentenza del tribunale di Torino é finalmente un piccolo faro di giustizia nelle tenebre che il governo Berlusconi ci ha imposto. E' una decisione storica: d'ora in poi l'omicidio dei lavoratori, per precise responsabilità dei dirigenti e degli azionisti, non dovrà più essere definito 'bianco'": così il responsabile welfare e lavoro dell'Italia dei valori, Maurizio Zipponi che aggiunge: "Infatti, con questa sentenza, viene considerato un omicidio e basta e deve essere perseguito con le azioni opportune. Speriamo che altre preture seguiranno la stessa strada dei giudici torinesi perché - conclude - ogni anno in Italia avvengono circa mille omicidi sui luoghi di lavoro".

FERRERO, E' UNA SENTENZA DI GIUSTIZIA - "Una sentenza non restituisce una vita, ma questa è una sentenza di giustizia": lo ha detto Paolo Ferrero, segretario di Rifondazione Comunista, che sta ascoltando la lettura del lungo dispositivo del processo Thyssenkrupp.

SACCONI, DIMOSTRA ASSETTO SANZIONATORIO ADEGUATO - "La sentenza ha accolto il solido impianto accusatorio e costituisce un rilevante precedente. Essa dimostra peraltro che l'assetto sanzionatorio disponibile è adeguato anche nel caso delle violazioni più gravi". Così il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, commenta la sentenza Thyssen. "La tragedia di Torino - osserva - impone soprattutto una più diffusa ed efficace azione preventiva perché anche la sentenza più rigorosa non può compensare la perdita di vite umane e il grande dolore che ha prodotto. La via maestra rimane la collaborazione bilaterale paritetica tra aziende e organizzazioni dei lavoratori accompagnata da una idonea attività di vigilanza. Dovremo in ogni caso riflettere, a fini di maggiore omogeneità ed efficacia - sottolinea Sacconi - sull'opportunità di riportare alle funzioni centrali tutta la competenza in materia di salute e sicurezza nel lavoro e la relativa attività di controllo come era disposto dalla riforma costituzionale che non superò l'esame referendario. Su questo punto la modifica della Carta costituzionale potrebbe essere largamente condivisa da tutte le forze politiche e sociali".

FIOM TORINO, LEZIONE DI CIVILTA' - "Da Torino una lezione di civiltà. Questa sentenza non restituirà i sette operai alle loro famiglie ma almeno rende loro giustizia, con una condanna esemplare che farà storia e che speriamo aiuti tutti a contrastare in modo più efficace la piaga degli omicidi sul lavoro". Lo afferma Federico Bellono, segretario generale della Fiom torinese, parte civile nel processo. "Dalla costituzione di parte civile nostra e di altri - sottolinea - deriva un'assunzione di responsabilità soprattutto per il futuro. Questa sentenza rappresenta anche una spinta a non indebolire ma invece a rafforzare le norme sulla sicurezza nel lavoro".

LEGALE DIFESA, E' SCONSOLANTE, FAREMO APPELLO - "Vedere cose di questo tipo è sconsolante": lo ha detto l'avvocato Cesare Zaccone, uno dei difensori della Thyssenkrupp, dopo la lettura della sentenza. "Faremo appello - ha aggiunto - ma non credo che otterremo molto di più'".


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mercoledì 13 aprile 2011

SUL TETTO DEL GASOMETRO PER IL LAVORO E GLI UTENTI






SUL TETTO DEL GASOMETRO PER IL LAVORO E GLI UTENTI
http://www.libera.tv/videos/1282/gas-eni-incassa-e-poi-licenzia.html
CONDIVIDETE!
400 lavoratori licenziati per la gara al ribasso di ENI per la lettura dei contatori. 4 sono saliti per protesta sulle strutture dei vecchi gasometri di Roma. Lottano per il lavoro e contro la speculazione. Italgas incassa 2,70 euro per bolletta ma paga meno di 1 euro ai letturisti.

www.libera.tv
Gas: Eni incassa e poi licenzia Video - Libera.TV - La social webtv delle idee, delle passioni, delle lotte. - Libera.TV
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martedì 12 aprile 2011

E la gente COMUNE, Lady Confindustria, mister Ferrari, gli imprenditori ....




Lady Confindustria, mister Ferrari, gli imprenditori
E la gente COMUNE


La scenografia è berlusconiana, anche se il premier al posto della foto con Napolitano avrebbe messo in bella mostra qualche immagine da nonnino affettuoso. Il tono solenne, l’occhio puntato sul gobbo: Emma Marcegaglia si unisce alla pletora dei videomessaggiatori affidando all’obiettivo della telecamera la solitudine degli imprenditori. Preferisce non accennare alla solitudine dei tanti lavoratori alla canna del gas. Né cita i precari ed i disoccupati che, a dire il vero, sono tutt’altro che soli. Si ritrovano anzi fin troppo accompagnati: milioni di cittadini, ignorati da un governo così concentrato sui guai giudiziari di Berlusconi da non accorgersi che c’è tutto un mondo intorno. Certo, Emma il suo videomessaggio lo manda anche a Silvio: è infatti il suo egocentrico concetto di politica a gettare gli imprenditori nella solitudine. Ma lo fa in modo indiretto e un po’ obliquo. Lo fa, insomma, con tono da politico navigato finendo per apparire ciò che proprio non vorrebbe. L’ennesima pedina un po’ traballante sulla vecchia e polverosa scacchiera dei poteri che in Italia si affrontano da sempre per non cambiare, nei fatti, mai nulla.
Il suo videomessaggio appare, così, una mossa interlocutoria utile a riguadagnarsi un pezzetto di proscenio. L’autentico obiettivo della Emma? Accreditarsi come riferimento del mondo imprenditoriale in contrapposizione a Luca Cordero di Montezemolo. L’arzillo 64enne, che continua a proporsi come enfant prodige (!), starebbe per lanciarsi in politica offrendo così un nuovo approdo ai poteri forti bisognosi di individuare un referente per il dopo-Berlusconi, e Lady Confindustria questo non lo può proprio tollerare. I due, insomma, si stanno giocando una partita tutta loro. Il paese intanto aspetta…

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