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domenica 4 dicembre 2011

Arroganza modello Fiat



Arroganza modello Fiat

 

«La Fiat è una multinazionale, continueremo ad andare avanti. Abbiamo attività fuori dall'Italia e venderemo altrove. Chi pensa di condizionare la Fiat si sbaglia» ha detto Sergio Marchionne a Radio 24, rispondendo al cronista che gli aveva chiesto se la Fiat potesse lasciare l'Italia. L’amministratore delegato del Lingotto ieri a Washington, alla presenza di numerosi giornalisti italiani, non si è certo risparmiato ed ha anche attaccato duramente la Fiom «vorrebbe imporre la dittatura di una minoranza. Chi pensa di poter condizionare la Fiat si sbaglia di grosso» ha detto Marchionne. Subito si è scatenata una sequela di attacchi e smentite in merito all’ipotesi che Fiat lasciasse definitivamente il bel Paese.
«Marchionne è come una bomba a orologeria, ogni volta che si fa un passo avanti riporta tutto indietro», ha detto il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso. Sullo stesso tono il segretario generale della Fiom, Maurizio Landini che ha definito «pericolose le dichiarazioni» dell'amministratore delegato della Fiat, sulla possibile uscita dell'azienda dall'Italia «credo che il governo, le istituzioni e le forze politiche dovrebbero perdere sul serio le dichiarazioni di Marchionne» ha dichiarato il segretario.
Anche la politica, soltanto però i soliti noti Idv, Verdi e Sel, ha condannato le parole di Marchionne. «Finalmente Marchionne getta la maschera. In perfetta solitudine, ma forti delle proprie ragioni e dei dati del mercato automobilistico, l'Italia dei Valori ha denunciato, da due anni a questa parte, la decisione degli azionisti Fiat di cedere gli asset strategici, tecnologici e di mercato alla Chrysler, spostando così la testa negli Stati Uniti e la produzione nei paesi low cost». hanno affermato in una nota congiunta il presidente dell'IdV, Antonio Di Pietro, e il responsabile lavoro e welfare del partito, Maurizio Zipponi, commentando le dichiarazioni di Marchionne sulla possibilità che l'azienda Fiat vada avanti anche senza l'Italia. «Dopo aver preso in giro governo e sindacati sull' inesistente progetto Fabbrica-Italia, dopo aver ricevuto ingenti finanziamenti pubblici e dopo aver chiuso uno stabilimento dopo l'altro, dato che non c'è più nulla da spremere, il signor Marchionne dichiara candidamente di poter fare a meno del nostro paese. È giunto il momento di bloccare tutte le forme di finanziamento agli azionisti Fiat e aprire il mercato italiano ai grandi produttori di auto» conclude la nota Idv.
Anche il presidente dei Verdi Bonelli, dati alla mano, ha attaccato duramente il Lingotto «le dichiarazioni di Marchionne dimostrano quanto la Fiat sia ingrata con il proprio paese che negli anni passati ha contribuito in modo rilevantissimo al destino dell'azienda. Sono circa 7,8 miliardi di euro i finanziamenti che lo Stato italiano ha erogato alla Fiat tra il 1977 e il 2010. La cifra più rilevante si è raggiunta negli Anni 80: in questo periodo di profonda ristrutturazione di tutto il settore automobilistico mondiale, la Fiat ha incassato dallo Stato circa 5,2 miliardi di euro» ha spiegato il presidente dei Verdi.
«Sergio Marchionne è l'espressione più retriva dell'arroganza padronale» ha aggiunto il leader di Sel Nichi Vendola commentando l'annuncio dell'a.d. Fiat «da una parte dice questo dall'altra continua a sferrare un attacco violento ed estremistico nei confronti della Fiom. Non è certo un oracolo della modernità» ha chiosato il leader di Sel.
Per il resto, a parte qualche cane sciolto, silenzio di tomba degli altri partiti, è il mercato bellezza. Immediata comunque la smentita Fiat. “Le dichiarazioni dell'amministratore delegato della Fiat, Sergio Marchionne, riportate da alcune agenzie di stampa riprendono in modo parziale e arbitrario alcune frasi pronunciate a Washington – si legge in una nota della Fiat - rispondendo a una domanda del giornalista di Radio24 che conteneva le parole ‘lasciare l'Italia’, ha testualmente affermato ‘la Fiat è una multinazionale. Gestiamo attività in tutte le parti del mondo. Abbiamo attività economiche e industriali al di fuori dell'Italia. Vendiamo macchine in Brasile, in Cina, in America, in Messico. La cosa importante è la sopravvivenza della Fiat che non può essere messa in discussione. Ci abbiamo messo otto anni per rimetterla in piedi. Abbiamo creato un'alternativa con Chrysler e non possiamo metterla in dubbio. Chiunque pensa di condizionare la Fiat si sbaglia. In estrema sintesi - conclude la nota - il dottor Marchionne non ha mai parlato di lasciare l'Italia”.
Beh magari non è stata dichiarata testualmente la volontà di lasciare l’Italia ma il messaggio nel suo complesso sembra abbastanza chiaro. Un’azienda tra l’altro che, dopo aver riorganizzato l’aspetto produttivo sacrificando sull’altare del rilancio i diritti acquisiti in anni di lotta dai lavoratori, ha abbandonato Confindustria, creando un precedente significativo che potrebbe un domani portare ad un nuovo assetto nell’associazionismo imprenditoriale. In estrema sintesi, il Lingotto sta facendo il bello ed il cattivo tempo nella totale inerzia delle istituzioni.
Anche le dichiarazioni rilasciate in merito alla Fiom, danno quella sensazione di arroganza esibita da chi non deve rendere conto di nulla a nessuno «abbiamo avuto la maggior parte dei lavoratori che ha appoggiato un’alternativa. Il treno è passato ed è inutile cercare di insistere che bisogna rinegoziare. Non possiamo continuare a votare finché non vince la Fiom. È la tirannia della minoranza verso la maggioranza» ha dichiarato Marchionne. Chissà cosa avrebbero votato i lavoratori se, come alternativa alla soppressione dei propri diritti, non avessero avuto la strada. Il tiranno è quello che ti punta una pistola alla tempia e ti chiede se preferisci morire o fare quello che ti ordina.


di Luca Teolato


http://www.ildirigibile.eu/index.php?option=com_content&view=article&id=751%3Aarroganza-modello-fiat&catid=1%3Acircostanze&Itemid=2




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