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giovedì 30 aprile 2015

BLOG DI CIPIRI: EXPO 2015: Nutrire le Multinazionali Nocive per il...

Il Primo Maggio
Expo, assieme a “grandi eventi” (Mondiali di calcio ed Olimpiadi), Grandi Opere e gestione
dei grandi disastri ambientali ha, quindi, un ruolo centrale in questa fase del capitalismo. 

 Partendo dalla speculazione sui terreni agricoli, il “governo Expo” accelera i processi di svendita del patrimonio pubblico e di “privatizzazione all’italiana”: si fondano aziende di diritto privato che in realtà sono costituite da enti pubblici (vedi Expo spa); vengono drenate risorse a settori di supporto sociale, come l’abitare, la mobilità accessibile, la cultura...
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BLOG DI CIPIRI: EXPO 2015: Nutrire le Multinazionali Nocive per il...: Il Primo Maggio  non sarà  la giornata di inaugurazione di un Grande Evento. Il Primo Maggio va in scena il teatrino che prese...

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giovedì 23 aprile 2015

BLOG DI CIPIRI: Expo 2015 : Giovani Rifiutano il Lavoro



LA VERA STORIA DEI GIOVANI CHE RIFIUTANO UN LAVORO DA 1300 EURO PER L’EXPO
Ho mandato il cv a Manpower per far parte dello staff di Expo a Ottobre, ho fatto tutti i test attitudinali a dicembre, ho fatto il colloquio di gruppo e il colloquio individuale a Gennaio, mi hanno dato un riscontro il 10 aprile, chiamandomi al telefono e dicendomi “Congratulazioni è stata presa, domani le mandiamo la graduatoria ufficiale”. La graduatoria ufficiale non è mai stata mandata. Ho mandato mail, ho chiamato e mi è sempre stato risposto che non ne sapevano nulla. Il 16 Aprile mi chiama un incaricato di Manpower per dirmi che la formazione sarebbe cominciata il 21 Aprile e che mi avrebbero mandato (‘naltravolta) la graduatoria. Nulla. Mi ritelefona il 17 Aprile dicendomi che ci saremmo risentiti per la conferma ufficiale nei giorni successivi.


Il 20 Aprile mi mandano una mail con su scritto che avrei dovuto cominciare la formazione il 22 Aprile a Milano. Non una graduatoria ufficiale, nessuna menzione al contratto di lavoro o di stage. Il 21 Aprile mi mandano una mail dicendomi che per essere confermata dovevo superare un questionario. (Scusa ma non ero già stata presa e non incomincio il giorno dopo la formazione?). Ho fatto ripetute domande circa la formazione senza nessuna risposta (La formazione verrà pagata? Dopo la formazione si firmerà un contratto di lavoro?). Tutto questo senza contare che per una posizione di Communication and Social Network il compenso è 500 euro al mese per 6 mesi, dopodichè sei sicuramente a casa, di cui ne avrei dovuti spendere 350 per un abbonamento ai mezzi per arrivare là in quanto Expo non ha nessuna convenzione con i mezzi di trasporto.


Quindi ricapitolando ho rifiutato un lavoro perchè con 150 euro al mese non mangio, perchè non mi sembra serio questo processo di selezione (e in generale la gestione dell’Expo in toto) e perchè ho la fortuna di avere un lavoretto e non posso mollarlo dall’oggi al domani (dato che la conferma semiufficiale scritta mi è arrivata il 20 Aprile e avrei dovuto cominciare il 22 Aprile SENZA un cavolo di contratto). Fine.

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BLOG DI CIPIRI: Expo 2015 : Giovani Rifiutano il Lavoro: L’Expo Milano 2015 è l’evento universale che l’Italia ospiterà per sei mesi dal primo maggio al 31 ottobre. Il tema è «Nutrire il Pian...

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domenica 19 aprile 2015

15mila Posti di Lavoro a Milano per EXPO 2015


15mila prostitute in arrivo a Milano per il 2015



Fra i milioni di visitatori che arriveranno a Milano per l’Expo, c’è una categoria di cui il Comune farebbe volentieri a meno: quella delle prostitute. Gli operatori del sociale hanno già calcolato che potrebbe calarne una cifra oscillante fra le 15 e le 30mila. Così come successo per i Mondiali di calcio in Germania, per le Olimpiadi di Londra — ma anche, banalmente, come avviene ogni anno per il Salone del mobile — il racket si prepara a spedire nell’area metropolitana migliaia di ragazze da sfruttare. Romene, albanesi, bulgare, nigeriane, marocchine e anche cinesi. Ma ci saranno anche i trans e uomini, perché l’offerta dovrà essere variegata. Comunque, un esercito di professioniste ma anche di ragazzine minorenni rapite nei villaggi dell’Est Europa o dell’Africa centrale.

«Stimiamo circa 7mila donne sul marciapiede a Milano, con punte più alte nei fine settimana e il doppio per le fiere — spiega l’assessore al Welfare, Pierfrancesco Majorino — ma abbiamo segnalazioni che i numeri cresceranno molto di più in occasione dell’Esposizione del 2015. Bisogna correre ai ripari. Sono contrario alle case chiuse, che non fanno altro che occultare il problema senza risolverlo. Bisogna puntare tutto su prevenzione, riduzione del danno e recupero delle vittime». Durante un convegno in Sala Alessi è stato fatto il quadro di un’emergenza il cui aspetto visibile sulle strade è solo la punta di un iceberg. Negli ultimi due anni le unità mobili di Caritas, Padri Somaschi, Ceas e altre cooperative finanziate dal Comune, in 352 uscite,
 hanno intercettato su strada 1337 fra donne (932) e uomini.

L’afflusso di professioniste del sesso in occasione dell’Esposizione è una cosa seria, e ad accogliere i più di 20 milioni di turisti che si stima arriveranno nei sei mesi da maggio a ottobre, ci saranno prostitute per tutte le tasche: dalle escort di lusso, che soddisfano i loro clienti direttamente
negli alberghi, fino alla prostituzione di strada, le cui protagoniste sono tutte vittime di tratta.

Dietro questo business, come sempre, ci sono storie di violenza, che arricchiscono le organizzazioni criminali che se ne occupano...

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sabato 18 aprile 2015

Fca, Sergio Marchionne Archivia Maurizio Landini




Fca, Sergio Marchionne:
 "I nostri dipendenti parteciperanno ai risultati dell'azienda". 
L'ad archivia Maurizio Landini

Un altro colpo al sindacalismo di Maurizio Landini, forse quello di grazia. Sergio Marchionne ha annunciato la partecipazione dei dipendenti di Fca ai risultati dell'azienda. La nuova politica retributiva è stata illustrata ai sindacati dall'amministratore delegato: "Questo nuovo sistema - dice - rappresenta un significativo passo in avanti nel coinvolgimento delle persone per raggiungere i risultati del piano industriale". Ma soprattutto rappresenta la fine di un'era, dice Marchionne: "Negli scorsi anni FCA ha dovuto fare i conti con un sistema di relazioni industriali stagnante basato su sterili contrapposizioni tra capitale e lavoro. Quei giorni sono finalmente finiti".

Non fa il suo nome, ma il riferimento tra le righe a Landini è racchiuso proprio in queste parole, nella contrapposizione "sterile" tra capitale e lavoro che il segretario della Fiom ha portato avanti nella sua lunga battaglia sindacale nella Fiat. Una battaglia che ha visto la Fiom da sola, tra le sigle sindacali dei metalmeccanici, nel portare avanti una dura presa di posizione nei confronti dei vertici dell'azienda. Ora, dice Marchionne, quell'éra è finita.

L'ad di Fca ha quindi promesso "vantaggi economici di assoluto rilievo", per i dipendenti italiani dell'azienda, "che deriveranno direttamente dal loro lavoro e dal loro impegno", ha quindi spiegato Marchionne. Il costo totale massimo per Fca del nuovo sistema retributivo, presentato questa sera dall'a.d Sergio Marchionne ai sindacati, sarà di oltre 600 milioni di euro. L'obiettivo, spiega Fca, "è far partecipare direttamente tutte le persone ai risultati di produttività, qualità e redditività nell'ambito del piano industriale 2015-2018".

Il nuovo sistema retributivo prevede due elementi addizionali al salario base. Il primo è un Bonus annuale che sarà calcolato sui risultati di efficienza produttiva dei rispettivi stabilimenti di appartenenza parametrati sul livello raggiunto nell'ambito del WCM (World Class Manufacturing). Questo compenso, pagabile agli inizi dell'anno seguente all'anno di esercizio, avrà un valore medio del 5% del salario base, e, in casi di over performance, potrà arrivare ad un massimo del 7,2%. Il secondo elemento variabile è collegato al raggiungimento dei risultati economici per l'area EMEA, inclusi i marchi premium Alfa Romeo e Maserati, contenuti nel piano strategico 2015-18. Il compenso totale per il periodo quadriennale è pari al 12% del salario base che potrà arrivare, in casi di over performance, al 20%.

Considerando la lunghezza temporale del piano, una parte del Bonus (pari al 6% del salario base) verrà pagata trimestralmente a partire già dal 2015. Agli inizi del 2019, una volta verificati i risultati, i lavoratori riceveranno il resto del Bonus che, ai massimi valori del piano, potrà quindi arrivare al 14% del salario base.

Per un dipendente di livello contrattuale medio, ad esempio un operaio specializzato, in caso di risultati conformi agli obiettivi, l'erogazione attesa ammonta a 1.400 annui per gli anni 2015, 2016 e 2017 e cresce fino a 2.800 euro nel 2018. In caso di risultato superiore alle attese, 
queste due erogazioni possono raggiungere rispettivamente 1.900 euro annui nell'arco 2015-2017
 e 5.000 euro nel 2018. 
Il sistema prevede, infine, in caso di mancato raggiungimento di ogni obiettivo, un'erogazione minima di 330 euro all'anno.

Quanto alle assunzioni, "le annunceremo quando avremo dettagli", ha detto Marchionne a proposito degli stabilimenti italiani del gruppo. Marchionne non ha voluto dire nulla sulla possibilità di produrre un secondo modello a Pomigliano oltre alla Panda. Quanto alla possibilità di fare un motore per l'Alfa a Mirafiori, si è limitato a dire "abbiamo appena annunciato due motori a Termoli".




Perché per i non addetti ai lavori il nuovo sistema retributivo può apparire come un fatto straordinario; per i lavoratori significa che le ferie, i permessi, la tredicesima, le indennità di turno, lo straordinario, il tfr, rimangono congelati - e lo saranno per sempre- insieme alla paga base su cui vengono calcolati.
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Fca-Cnh, il bonus variabile che piace all'azienda e cancella gli aumenti in paga base 
Sergio Marchionne ha annunciato il nuovo regime salariale per gli stabilimenti del gruppo. All'incontro – a carattere informativo – con i sindacati, non è stata invitata la Fiom-Cgil nonostante la richiesta indirizzata da tempo all'azienda di un confronto sulle questioni normative e salariali.
Da quanto apprendiamo dagli organi d'informazione, in modo assolutamente inedito l'Ad ha comunicato ai sindacati firmatari del contratto specifico aziendale quale sarà il sistema salariale con cui saranno retribuiti i lavoratori. Le organizzazioni sindacali presenti hanno preso atto, inaugurando un sistema di relazioni effettivamente «rivoluzionario» in cui l'azienda decide unilateralmente e i sindacati compiacenti aderiscono alla proposta.
Nel merito del futuro retributivo in Fca, stando alle cronache dei giornali, emerge che il salario sarà completamente variabile.

A oggi i lavoratori Fca e Cnh hanno una paga base inferiore ai lavoratori cui si applica il contratto Federmeccanica: un operaio di terzo livello Fca-Cnh guadagna mediamente 750 euro lordi annui di meno di un suo pari livello di un'altra fabbrica metalmeccanica.
La vera novità dell'annuncio di ieri è che questo divario non sarà più colmato e lo stipendio base fissato nel 2011 dal contratto specifico Fiat non sarà più aumentato. Ogni variazione salariale sarà decisa dalla direzione aziendale sulla base di parametri stabiliti dalla stessa Fca-Cnh e che ancora non si conoscono se non per titoli molto generi (produttività, qualità, redditività). Di fatto siamo alla conclusione di un percorso che cancella il contratto nazionale: c'era il contratto nazionale e la contrattazione aziendale, con questo sistema ci sarà un solo livello. E tutto questo al di fuori e contro l'accordo Confindustria-Sindacati che confermava i due livelli contrattuali:
in questo caso Fim e Uilm accettando questo sistema legittimano le aziende che vogliono uscire dal contratto nazionale.
In moltissime altre aziende metalmeccaniche italiane - anche di piccole e medie dimensioni - da oltre vent'anni il premio di risultato viene normalmente contrattato e distribuito ai lavoratori, con quantità anche superiori a quelli annunciati per Fca (non è chiaro se anche in Cnh), eventuali «bonus» sono aggiuntivi e non sostituiscono mai gli aumenti contrattuali in paga base. Questa sostituzione – unica nel suo genere in Europa - costituisce l'eccezionalità del sistema annunciato ieri dall'Ad di Fca-Cnh, proseguendo sulla strada del contratto specifico Fiat che ha comportato una perdita salariale per i lavoratori di 90 euro mensili nei soli ultimi due anni: dopo un lungo periodo di restrizioni e sacrifici arriva finalmente un incremento retributivo che però i lavoratori pagano pesantemente.
Perché per i non addetti ai lavori il nuovo sistema retributivo può apparire come un fatto straordinario; per i lavoratori significa che le ferie, i permessi, la tredicesima, le indennità di turno, lo straordinario, il tfr, rimangono congelati - e lo saranno per sempre- insieme alla paga base su cui vengono calcolati.
Nel sistema annunciato dall'Ad di Fca-Cnh il salario è legato esclusivamente all'utile aziendale e alla sua gestione da parte del management, a prescindere dalla prestazione lavorativa, dai suoi ritmi e dalle sue condizioni, con il dubbio che sia legato anche alla presenza sul posto di lavoro, facendo perdere qualunque autonomia e libertà alle lavoratrici e ai lavoratori e mettendo in gioco anche diritti fondamentali come la salute e la malattia.

A questo punto ci sembra chiaro cosa vuole l'azienda. Molto meno gli altri sindacati, vista la cancellazione di ogni ruolo contrattuale e la subordinazione alle decisioni unilaterali aziendali che un simile sistema comporta. L'annuncio fatto dall'Ad di Fca-Cnh disegna un futuro che cancella il ruolo del sindacato – riducendolo a spettatore notarile – e colpisce la dignità delle lavoratrici e dei lavoratori costringendoli a rinunciare alla propria libertà in quanto persone indipendenti e autonome fingendone una presunta partecipazione ai destini aziendali su cui, invece, non hanno alcuna possibilità di parola.

Su queste basi abbiamo chiesto un incontro alla direzione aziendale e lanceremo una campagna di assemblee per discutere con lavoratrici e lavoratori.
fonte : Portale della FIOM-CGIL

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Con la nascita della “cosa” landiniana, sembra tornata di attualità la “sinistra sindacale”, come leva per una sinistra diversa, basata sul primato del sociale sul politico. Forse non sarà inutile ricordare la prima esperienza in questo senso, la sinistra sindacale degli anni sessanta-settanta, per ricavare qualche utile indicazione su esperienze già fatte...
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Landini e il Sindacato Sociale e Politico




Con la nascita della “cosa” landiniana, sembra tornata di attualità la “sinistra sindacale”, come leva per una sinistra diversa, basata sul primato del sociale sul politico. Forse non sarà inutile ricordare la prima esperienza in questo senso, la sinistra sindacale degli anni sessanta-settanta, per ricavare qualche utile indicazione su esperienze già fatte.

Nella prima metà degli anni sessanta, la situazione politica in Italia e Francia sembrò schiodarsi dall’immobilismo del quindicennio precedente. In Italia il Centro sinistra, in Francia la prima candidatura di Françoise Mitterrand sostenuto da comunisti e socialisti insieme, profilarono una alternativa all’egemonia di centro destra vigente sino a quel momento.
Tuttavia, in Francia Mitterrand non vinse (anche se il 45% del secondo turno fu un notevole successo) ed in Italia il Centro-sinistra andò rapidamente perdendo la sua primitiva carica riformista. D’altra parte, i condizionamenti internazionali del mondo diviso in due blocchi non si erano certo affievoliti, per cui l’ipotesi di una vittoria elettorale della sinistra appariva decisamente improbabile, per lo meno nel tempo politicamente prevedibile e, con essa, 
anche un programma di trasformazione sociale.
Questa situazione di blocco istituzionale spinse settori della sinistra a cercare un’altra strada che non passasse per le istituzioni, ma attraverso le lotte sociali ed, in particolare, quelle sindacali. A farsene fautori, in Francia, furono intellettuali di formazione socialista ed un piccolo partito di estrema sinistra come il Psu di Michel Rocard, ma soprattutto l’ex confederazione sindacale cristiana (la Ctfc) che aveva mutato il nome in Cfdt.
Anche in Italia il troncone originario di derivazione socialista fu l’iniziatore, con il gruppo di sindacalisti del Psiup (Elio Giovannini, Gastone Sclavi, Antonio Lettieri, Giacinto Militello ecc.) che si erano riuniti sotto l’ala di Lelio Basso e di Vittorio Foa (e la rivista di Basso, “Problemi del Socialismo” ne fu, per un decennio, l’espressione). Alla corrente sindacale psiuppina (non tutta aderente all’indirizzo della sinistra bassiana), si affiancò anche la parte ingraiana della corrente comunista (Bruno Trentin, Renato Lattes, Sergio Garavini), talvolta supportata anche 
dal gruppo dei “secchiani” milanesi.
Ma non fu la sola Cgil ad ospitare una sinistra interna, anche nella Cisl, sotto la suggestione della Cfdt, si formò una sinistra sindacale che ebbe nella Cisl di Pierre Carniti la sua roccaforte.
Le due sinistre furono le principali sostenitrici di una rapida unificazione delle tre centrali che, invece, si fermò allo stadio di Federazione Unitaria.

Il progetto in cui confluivano le due sinistre sindacali (pur nella diversa cultura politica di ciascuna delle due e cui si aggiunse alla fine la Uilm di Benvenuto e Mattina) andava molto oltre i limiti di una maggiore carica rivendicativa ed aspirava a fare del sindacato il vero soggetto di trasformazione sociale del paese. Il sindacato basato sui consigli diventava, nelle teorizzazioni della sinistra sindacale, una sorta di contropotere istituzionale, la leva principale di una politica riformista. Erano gli anni in cui intellettuali della sinistra socialista come Andrè Gorz, Lelio Basso, Serge Mallet, Oskar Negt ed altri, teorizzavano la fuoruscita dal capitalismo attraverso una sorta di riformismo rivoluzionario, che combinava l’azione parlamentare ed istituzionale con la pressione dei movimenti sociali, in primo luogo nei posti di lavoro. Una sorta di “presa di potere” dal basso che non aveva bisogno di una rivoluzione violenta, recuperando parzialmente temi cari all’anarcosindacalismo.
Nella versione della sinistra sindacale italiana, questo assumeva la forma di un blocco sociale riunito intorno al sindacato soggetto direttamente politico e non solo rivendicativo, che aveva la sua punta di lancia nelle categorie dell’industria
 (come si vede, Landini non ha inventato nulla e la Camusso semplicemente ignora questa storia). 

I partiti si divisero fra quanti (destra Dc, Psdi, Psi, Pli, e, manco a dirlo, fascisti) deprecarono questa “deriva politica” del sindacato e quanti (sinistra Dc, Psi e Pci) guardavano alla triplice Cgil-Cisl-Uil come alla loro principale base di massa e ne difendevano ruolo e richieste. Questo ufficialmente, perché in realtà non mancavano affatto diffidenze e  critiche al “pansindacalismo” della triplice (in particolare della destra amendoliana del Pci, ma anche della corrente demartiniana e nenniana del Psi, ed anche in settori della sinistra Dc come la “Base”). Ad essere più aperti, in realtà, erano la sinistra ingraiana del Pci e quella lombardiana del Psi.
Non c’è dubbio che quella fu la stagione più brillante del sindacato italiano, quella delle maggiori conquiste contrattuali e legislative.
Tuttavia, al declino di quell’ esperienza contribuirono tre fattori decisivi: il processo di burocratizzazione del sindacato (cui non fu estranea la stessa sinistra sindacale), la saldatura del ceto politico nella solidarietà nazionale (che rappresentò il ritorno pieno al predominio della politica istituzionale ed alla subordinazione ad esso del sindacato) ed il riflusso delle lotte, favorito dalla sciagurata avventura terroristica (che privò il sindacato del suo principale potere contrattuale).
Dopo, il sopravvenire delle delocalizzazioni e gli incalzanti processi di globalizzazione fecero il resto, relegando il sindacato nella posizione subalterna che conosciamo. E lo scioglimento della Federazione e delle strutture unitarie. Come la Flm, nel 1984, furono la sanzione della fine del progetto di un sindacato soggetto politico.
Ma in tutto questo, un peso lo ebbero anche le insufficienze politiche e culturali della sinistra sindacale che dimostrò la sua inadeguatezza proprio nel momento in cui i suoi maggiori esponenti (Macario, Benvenuto, Carniti e Trentin) giunsero al vertice delle rispettive confederazioni, ma senza produrre alcun cambiamento di linea, ma appiattendosi sulla consueta routine.
In particolare, la sinistra Cisl si dissolse e, andata al “potere” nella Confederazione con Macario e Carniti, divenne la prima sostenitrice delle politiche di contenimento salariale (decreto dello 0,1% e taglio dei punti della scala mobile con il decreto Craxi)  e chi non si adeguava (come la Fim Cisl milanese di Tiboni) verrà espulso proprio dagli ex alfieri della sinistra Cisl.
Il declino nella Cgil fu più lento e, dopo una infelicissima proposta di democrazia industriale (un pasticcio iperburocratico battezzato “piano d’impresa”), la sinistra interna ripiegò sulle sue categorie (in particolare la Fiom) cercando di caratterizzarsi per qualche accenno rivendicativo in più.
In realtà, la sinistra sindacale fu sconfitta dalla sua lentezza nel capire i mutamenti in atto e, di conseguenza, nella scelta di una tattica idonea a farvi fronte e questo dipese in larga parte dalle insufficienze costituzionali alla cultura sindacale, per sua natura parziale e inidonea ad un ruolo di direzione politica.

Che il sindacato possa caratterizzarsi come soggetto politico può tranquillamente accadere, che possa svolgere un ruolo di unificazione sociale è decisamente auspicabile, ma assumere un ruolo di direzione politica è molto di più che questo. E, infatti, la sinistra sindacale, giunta al vertice delle confederazioni, si dimostrò non in grado di guidarle su una linea diversa e fallì nel suo compito.
La cultura del conflitto è un elemento necessario ma non sufficiente, per un vero ruolo di direzione politica, occorre una cultura delle istituzioni, una visione strategica, una capacità di elaborare una politica internazionale che sono estranee alla pratica sindacale. Alla sinistra sindacale mancò la necessaria sponda politica (che peraltro non cercò) che può essere assicurata solo da un partito politico in grado di rapportarsi ai movimenti.
 La sinistra sindacale è una articolazione necessaria ma non sufficiente nella costruzione di una nuova sinistra all’altezza dei tempi. Ed il primato del sociale sulla politica è solo una leggenda.
Forse è il caso di rifletterci oggi, di fronte a questa riproposizione povera della sinistra sindacale.

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